RESPIRO.


“La Parola come Dono”. Simposio Satellite Torino Spiritualità 2010

Introduzione allo spettacolo realizzato da Lilithteatronirico,

direzione artistica Noemi Binda e Sonia Camerlo.

 

Ritrovare l'affetto perduto… (perduto nell'inconscio, nascosto in quella parte di noi difficile da conoscere, in-conoscibile) questo il difficile compito a cui noi psicoterapeuti siamo chiamati a confrontarci, a sperimentarci ogni qualvolta una persona si presenta nei nostri studi .

 Lilith agisce, improvvisa, chiede all'attore che faccia emergere quella parte di sé, cercando di donarlo allo spettatore ignaro che ne viene colpito, rapito, affascinato… turbato.

La psicoterapia attende e contiene in sé un elemento curativo. Ma entrambe respirano. Profondamente. Come possiamo arrivare a conoscere l'inconscio? Lo conosciamo soltanto in una forma conscia, dopo che si è trasformato o tradotto in qualcosa di conscio ”; “ E 'necessario che il soggetto in analisi superi determinate resistenze ”… che si doni, aggiungo io, al lavoro dell'analisi.

Fanno teatro, aggiungerebbe Lilith. Diventano psicoterapeuti, direi io. Una parte del lavoro terapeutico è fare in modo che ciò da cui il paziente è stato bombardato, quanto ha spesso semplicemente subito, possa essere trasformato in qualcosa che ha semplicemente senso per lui, è accompagnato da sentimenti, può essere assimilato e suscitare pensieri (" esperienze di vita ”, come le definisce Claudio Neri, 2010).

la gente sembra aver bisogno di notizie sensazionali, cattive o sconvolgenti. […] Le notizie hanno un grande impatto, […] gli interminabili video di rapine in banca, sparatorie, persone che vengono picchiate. Queste immagini si ripetono, ed è come se accelerassero il tempo. […] La gente parla dell'uccisione, ma non sanno veramente ciò che fa loro. Non sanno che cosa fa al modo in cui pensano, sentono ed hanno paura. Non credo che lo sappiano. Forse questa è la ragione per cui alcuni di noi scrivono romanzi ”.

Fanno teatro, aggiungerebbe Lilith. Diventano psicoterapeuti, direi io. Una parte del lavoro terapeutico è fare in modo che ciò da cui il paziente è stato bombardato, quanto ha spesso semplicemente subito, possa essere trasformato in qualcosa che ha semplicemente  Vuoto. per lui, è accompagnato da sentimenti, può essere assimilato e suscitare pensieri (" esperienze di vita ”, come le definisce Claudio Neri, 2010).

Le parole si affollano, sono molte, ma poi spesso a queste si smuove un unico e lungo silenzio, in realtà non si sa cosa dire .

 Vuoto.

 Vi è una palpabile incapacità a sostenere l'attenzione in presenza di un oggetto enigmatico. Vi è una minor pratica “ con il lato misterioso dell'esistenza ”: la coscienza e ciò che vi è dietro , si sono ristretti. Il paziente seduto lì davanti a me, non è abituato a parlare di sé. “ Non si può evitare di pensare ”, dico io terapeuta, e quando il paziente me lo permette, nei suoi silenzi io posso cominciare a immaginare. E allora immagino, seduta sulla mia sedia, quello che ancora lui / lei non può permettersi di pensare; per provare con il tempo, un tempo dinamico fatto solo di una staticità apparente, a dare senso alle cose, cose alle immagini (qui ancora una volta mi viene in aiuto l'arte e penso al surrealismo quando parla di "automatismo psichico puro "che si propone di esprimere il funzionamento reale del pensiero" in assenza di ogni controllo esercitato dalla ragione , fuori da ogni preoccupazione estetica e morale "... e dà cose alle immagini . (A. Breton, Manifesto, 1924 ) .

Immagini che nella psicoterapia, devono poter essere trasformate in parole, interpretate , per permettere al paziente di prendere coscienza… prima che azioni. (o che, agisca).

P: "Mi chiedo se il paziente che ho visto piangere, uscendo dal suo studio prima di me, ha pianto per qualcosa che Lei ha detto a lui…"

T: "Cosa potrei mai avergli detto?"

P: ”E che ne so io? ... lo saprà Lei? "

T: "Màlinka, le sto chiedendo di parlarmi della sua fantasia, di quello che ha immaginato nel vedere quel paziente uscire dopo la seduta con me…"

P: "E va bene! Ho fantasticato che quel tipo piangesse perché s'è innamorato del suo terapeuta, s'è dichiarato, ma lui gli ha detto di no…"

T:… M. non ha indovinato, naturalmente. Questo non è un quiz. Ma la fantasia di M. ha centrato in pieno il suo punto, quello di lei naturalmente. Anzi due punti: L'innamorarsi del terapeuta e il fantasma dell'omosessualità. Sui manuali di psicoanalisi lo chiamano meccanismo di proiezione nel transfert.

Fabrizio Rizzi; Diario di Bordo, 2000. Bollati Boringhieri

Azioni che Lilith, rende poetica del pensare , (non intese come difese più o meno nevrotiche dell'apparato psichico…) le azioni del corpo veicolano il mondo interno, gli affetti dell'attore, per essere messe in scena; trasformare. E ancora una volta donate.

Creiamo ponti …, tra me e lui, cercando di ritrovare una via per un mondo più reale e più dotato di significato, in cui il ruolo psicologico è più importante del “personaggio”. (non avrò il tempo di approfondire l'importanza a sostegno di ciò dei sogni, che rappresentano appunto questa via…). Lascio che su di me il paziente, getti con rabbia le sue emozioni (o identificazioni), per curare, e far passare su quel ponte un senso di cosa . Di cosa è stato, di cosa è successo… di cosa “sei tu”, del tuo inconscio. Ma senza pretese, senza sapere per forza cosa fare o cosa dire… aspettando. (En attendant Godot ...come ci ricorda Beckett, dove l'azione è ridotta a un'attesa, ma l'attesa in psicoterapia è compartecipazione, è scelta non è subìta e “Godot [ne] viendra [que] le lendemain”. Beckett, S. En attendant Godot , 1953).

 

Certe persone hanno il dono, certe altre hanno il dono di ricevere… lavoro anch'esso di non minore importanza o responsabilità.

Ci sono delle persone che hanno la fortuna e la capacità di essere estremamente comunicative ed altre invece che rivelano una difficoltà enorme. Certe persone hanno il dono di farci provare delle emozioni e delle sensazioni e farlo in un modo sopportabile o addirittura piacevole, in certi casi molto arricchente. Le parole senza la "cosa", senza una componente di sostanza , di sensazione ed emozione sono vuote ; possono essere meravigliose, ma restano prive di vita.

Sciogliere le emozioni in narrazioni ” (Corrao, 1992; Neri, 2004), cioè operare una trasformazione attraverso cui emozioni e vissuti troppo addensati siano espressi in parole, scene e narrazioni; la narrazione ha la capacità di far emergere emozioni sino a quel momento disperso o avvertite soltanto come tensioni.

È però necessaria, perché avvenga la trasformazione, la responsabilità di voler guarire. E La responsabilità di ascoltare. Anche il respiro, proprio e altrui.

Wilfred Bion (1897 - 1979) considera le teorie psicoanalitiche come appartenenti alla categoria dei gruppi di trasformazioni, attraverso cui i fatti raccontati nell'esperienza analitica, sono trasformati in una interpretazione.

Credo di non sbagliarmi, quando affermo che anche Lilith, con il suo teatro (il suo donarsi), grazie alla sua capacità artistica, è capace di trasformare le azioni in uno spettacolo. Ma, così come Lilith fa questo in virtù delle invarianti che dipendono dalla tecnica che adopera; analogamente, le invarianti in una descrizione di una situazione familiare, fatta da un profano, non saranno uguali a quelle che si trovano nella descrizione fatta da un'analista che adoperi la teoria edipica. Le varie teorie psicoanalitiche assegnate all'analista la possibilità di effettuare le trasformazioni. Dunque, i due partners della relazione terapeutica, non solo osservano le trasformazioni, ma le realizzano. Per il terapeuta, il problema è quello di risalire dalla trasformazione (dal suo prodotto finale) al fatto o allo stadio iniziale da cui trae origine.si dona al terapeuta . Cioè, dona quella parte di sé sofferente. E che vuole trasformare.

(Bion, W. Trasformazioni, il passaggio dall'apprendimento alla crescita . 1973)  

È necessario che l'Io cosciente non voglia controllare tutto, che l'Io difensivo si metta un po 'da parte e che, nella convivenza tra l'Io e il Sé, si crei uno spazio di contatto. Si tratta di accettare, insomma, di non sapere cosa dire e di non sapere cosa pensare, e di lasciare venire le cose come sono, nascenti dentro di noi.

Quel che è da evitare è la falsificazione della realtà; di una realtà fatta solo di cose e non più di parole e di respiri. Questo è un aspetto irrinunciabile.

Grazie a Lilithteatronirico.

Previous
Previous

CURARE nel TEMPO del COVID

Next
Next

Educare alla gentilezza